Oggi presentiamo il libro di Simone Censi, “Gli immemori di Santa Dinfna”. Sentimentale. Finalista alla Prima Edizione del Premio “1 Romanzo x 1000”, pubblicato dalla 0111 Edizioni il 29 febbraio 2024.
Trama del libro: Dove finisce un pessimo carattere e inizia una brutta malattia? Quanta parte della demenza è il risultato di una patologia e quanto è il prodotto di come la trattiamo? La malattia porta a non riconoscere più i volti delle persone che ami, ti porta indietro a eventi passati della tua vita e lì ti abbandona, almeno per un po’. Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa. Il sintomo più comune è la difficoltà nel ricordare eventi recenti, poi si succedono afasia e disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé. Questo porta a isolarsi nei confronti della società e della famiglia. Un’isola sospesa nel tempo, come sono sospese le vite di chi la abita, perché in fondo la demenza è questo, un confondersi di progredire e regredire e la visione è annebbiata da un caotico rimescolarsi di elementi. Si stima che per il 2050 una persona su ottantacinque sarà affetta dal morbo di Alzheimer. Ancora oggi non esistono cure.
Allora Simone parliamo un po’ del tuo libro, spiegaci com’è nata l’idea per questa storia e svelaci alcune curiosità legate alla trama:
L’idea è nata qualche anno fa, approfondivo la conoscenza dell’Alzheimer per questioni legate alla mia famiglia e mi ha colpito molto la sofferenza che questa malattia porta con sé, una patologia capace di far ammalare due persone alla volta, chi ne è affetto e chi se ne prende cura, ovvero il caregiver. Non ci sono ancora cure, però mi sono imbattuto su alcune particolari esperienze nel modo di trattare questa patologia. In particolar modo nel Hogeweyk, un quartiere della cittadina olandese di Weesp. Un luogo creato e strutturato a misura di ammalato, che si concentra sulle sue possibilità, non sulle sue disabilità, in ambienti confortevoli e organizzati in base al proprio stile di vita, con strutture accessibili che lasciano il modo di poter vivere liberamente la propria vita, nel pieno della sicurezza con personale medico qualificato che non veste abbigliamento clinico. Poi ho letto che anche in Italia sono in corso simili esperienze, come presso la capitale il “Villaggio Emmanuele F.M. Emanuele” a cura della Fondazione Roma o “Il paese ritrovato” a Monza, gestito dalla cooperativa Meridiana, dove vengono ripresi questi concetti di cura. Ho trovato interessante l’idea di poter ricreare questa cosa all’interno di un ambiente ideale come un’isola.
Hai dovuto lavorare molto per scriverlo, fare ricerche o informarti per questioni più tecniche?
Nella vita mi occupo di altro e anche nelle mie precedenti pubblicazioni non ho mai affrontato simili tematiche. Chiaramente per poter organizzare un luogo che ha le sue regole, che si regge su di un proprio equilibrio, che è concepito per la cura di persone affette da una malattia come l’Alzheimer, bisogna studiare e approfondire l’argomento, quanto basta per rendere credibile la cosa. Quando si crea un nuovo mondo, bisogna andare ad approfondire ogni minimo aspetto.
L’idea del titolo com’è nata?
Dinfna, il cui nome è anche quello dell’isola e il titolo del romanzo, era una bella ragazza irlandese con un padre pagano di nome Damon e una madre cattolica che la fece battezzare da un prete, tal Gereberno. Quando la madre morì, suo padre Damon impazzì dal dolore e allora la ragazza terrorizzata fuggì in Belgio con il suo anziano confessore, presso una cittadina che si chiamava Geel, lo stesso nome del villaggio raccontato nel romanzo. Il padre inseguì i fuggitivi fino in Belgio e li trovò nella Cappella di San Martino a Geel e andando su tutte le furie li decapitò entrambi. I corpi furono seppelliti dagli abitanti del luogo e quando vennero entrambi santificati e le loro spoglie traslate, si dice che tutti i malati di mente del posto furono come per miracolo guariti e Santa Dinfna divenne la santa protettrice. Poiché i pellegrini diventavano di giorno in giorno sempre più numerosi alla ricerca di una miracolosa guarigione, capitò che gli stessi cittadini di Geel, seguendo l’esempio assistenziale di San Gereberno, accogliessero i malati che si recavano per richiedere un’intercessione alla Santa proprio nelle loro abitazioni, iniziando in questo modo una pratica che non aveva precedenti nella storia. I malati erano curati nel loro ambiente naturale, non erano ricoverati in centri di cura ma tutto veniva predisposto a loro misura.
Raccontaci in breve qualcosa di te, chi è Simone nel quotidiano?
Marito, padre, scrivo per passione, faccio il lavoro più bello del mondo nel posto più bello del mondo ma non posso dire quale.
Ricordiamo ai nostri lettori che Simone ha pubblicato un altro romanzo con noi, di seguito indichiamo il titolo, così che possiate trovarlo facilmente:
Di seguito indichiamo alcuni link d’acquisto utili per reperire il libro, sia in formato cartaceo che ebook.
Bene caro Simone, vuoi segnalarci dei contatti social in cui i nostri lettori possono seguirti e contattarti?
Lascio il link alla pagina del romanzo, dove raccoglierò tutto il percorso che faremo insieme…
Ringraziamo Simone per essere stato con noi e averci presentato il suo libro “Gli immemori di Santa Dinfna”.