Oggi presentiamo il romanzo di Alfredo Tocchi “Dimmelo domani”. Finalista alla Prima Edizione del Premio “1 Romanzo x 500”, pubblicato da 0111 Edizioni il 26 novembre 2021.
Trama: Un viaggio da Milano a Donetsk dopo uno scambio di mail su un sito per incontri. Un fine settimana insieme. La voglia di raccontarsi all’altro, di essere in due, di nuovo in due, finalmente in due. Il ritorno a casa, la difficoltà di una relazione a distanza. Poi, il secondo incontro a Praga, il viaggio in auto fino a Milano. Sarà amore? “Se avremo voglia di rivederci e rivederci ancora, allora forse sarà amore”.
Allora Alfredo, parliamo un po’ del tuo libro, spiegaci com’è nata l’idea per questa storia.
Dieci anni fa, a Donetsk (nel Donbass, Ucraina orientale), nella cucina di una Khrushchevka (le abitazioni popolari costruite in era sovietica per i lavoratori), iniziai a scrivere un romanzo. Era una storia d’amore, lucida e disperata, con due io narranti. La terminai a Milano, la inviai al Premio Cesare Pavese e al Premio Guido Morselli: vinsi il primo, sezione Narrativa Inedita e venni persino recensito dalla Professoressa Giovanna Romanelli su Le colline di Pavese; al secondo, finalista, ebbi la sfortuna di essere giudicato dal Professor Silvio Raffo, che è un ottimo poeta ma uno scrittore di romanzi gotici, genere fuori tempo e almeno a mio gusto indigesto già alla sua epoca. Il mio sogno di vincere entrambi i premi sfumò, nel frattempo litigai (anche) con dEste Edizioni, che aveva cambiato il titolo del mio romanzo d’esordio da Tra un anno sarò felice a quello penosamente autocelebrativo di Confessioni di un pazzo di raro talento (portandolo tuttavia fino al 7° posto assoluto della classifica di Amazon libri e vendendo circa 1.500 eBook in due settimane, cosa che mi fece guadagnare recensioni e due interviste con David Frati di Mangialibri e Ausilia Golino di Nuove Pagine), mi rimisi a fare l’avvocato e mi tenni due romanzi inediti nel cassetto (“Dimmelo domani”, finalista al Premio “1 romanzo x 500” 2021 e “Dove fuggire” finalista al medesimo premio 2022).
Come mai hai deciso di tirarli fuori dal cassetto – dopo dieci anni – e di inviarli al Premio 1 romanzo x 500?
Ritengo Stefania Lovati di 0111 Edizioni una delle poche persone serie in un mondo di ciarlatani. Tra l’altro, le sono riconoscente perché ha già pubblicato due miei romanzi, “Tra un anno sarò felice” e “Undici al 17”.
L’idea del titolo com’è nata?
Da una frase della protagonista, che non vuole ascoltare nulla di triste in quel giorno assolutamente felice.
Raccontaci in breve qualcosa di te.
Scrivo dal 2010. Collaboro stabilmente con Il Giornale d’Italia, che pubblica ogni settimana un mio racconto breve. Ho pubblicato racconti anche su Dissensi e Discordanze, il giornale on line di Mauro della Porta Raffo (il Gran Pignolo) e su Varese Può, Società Varesina di Lettere, Arti e Scienze. Un mio racconto è stato pubblicato sull’antologia Le prime volte (Ed. Mondoscrittura) in quanto finalista al loro concorso, il mio Severino Gazzelloni ha ricevuto una Menzione di merito a Giallostresa, così come la Principessa del Carnevale di Rio, che oltre alla Menzione di merito al Premio Cesare Pavese, mi ha fatto guadagnare la pubblicazione sul volume Cesare Pavese, La Storia di un Premio, della Professoressa Giovanna Romanelli (lei è stata Presidentessa della Giuria per molti anni).
Hai altri inediti nel cassetto?
Nel 2014, a Mosca in un giardino pubblico di periferia, osservando un enorme topo che nuotava in un laghetto artificiale accanto a un ragazzino, mi venne l’idea di scrivere un romanzo di fantascienza, dal titolo L’eléphant. Lo scrissi in inglese, come il successivo Man of silk. Anche se ho vissuto e mi sono laureato in Canada, non sono bilingue e fu una fatica immane. Quando, dopo sei anni di lavoro, li inviai a Marianne Gunn O’Connor – che è forse la più importante agente letteraria irlandese – mi rispose con una lettera di elogio, ma si rifiutò di rappresentarmi: “Fino a quando non fossi diventato famoso in Italia”.
In Italia – come nel resto del mondo – senza marketing non si vende nulla. Le uniche case editrici che fanno marketing, puntano come massimo su un autore all’anno. Tutti scrivono (esiste la scuola dell’obbligo) e le redazioni sono intasate di manoscritti, in massima parte memoir ambientati nel più totale squallore morale e materiale. Vengono letti unicamente quelli sostenuti da un’Agenzia Letteraria. Io però volevo farmi rappresentare da Marianne, non da una delle tante agenzie italiane il cui modello di business è sfornare inutili (per l’autore, non per loro) schede di valutazione a pagamento.
Dicci qualcosa del tuo romanzo, cosa provi a vederlo pubblicato?
Dieci anni fa, avevo fatto a Masha (il secondo io narrante, o forse il primo se il secondo sono io) una promessa: «Voglio farti un regalo: scriverò la nostra storia… Ti giuro che lo farò. Voglio che ne facciano un film. Soltanto così, guardandola al cinema, la nostra storia ci sembrerà vera e importante». Ho mantenuto in parte la mia promessa, la pubblicazione è il primo passo verso il film. Ci vorrà ancora tempo, ma spero di mantenerla del tutto: sto trattando la cessione dei diritti cinematografici a una casa di produzione svizzera…
Qual è il tuo rapporto con la scrittura?
Oggi, a 59 anni, mi alzo ancora in piena notte, seguito da un vecchio cane di piccola taglia (We-go) che viene ad accucciarsi ai miei piedi. Scrivo. Nel buio della notte, la luce dello schermo del mio computer si riempie di caratteri che si moltiplicano al ritmo sincopato delle mie dita che premono i tasti. Quello è spesso l’unico rumore, fino all’alba, quando sento il portinaio che porta in strada i bidoni della spazzatura, la sveglia che suona al piano di sopra… Tutti i rumori di una notte che finisce, di una giornata che incomincia umilmente col passaggio del camion che lava la strada o raccoglie l’immondizia. A volte, spengo il computer e vado a fare una passeggiata con We-go. Ma ci sono anche mattine particolari in cui mi succede di avere voglia di restare ancora un po’ nel mio mondo parallelo: allora, metto la cuffia e continuo a scrivere. Tutto il resto ha un’importanza relativa. Del resto, giorno dopo giorno ho imparato a provare emozioni reali nel mio mondo irreale, come prima di me ogni altro scrittore. La vita continua, ma non ha più la stessa importanza di una volta (è forse per questo che così tanti scrittori se la sono tolta?). Conta la luminosità della scia, la bellezza del mondo di fantasia dove mi sono rifugiato. Naturalmente, non c’è nessuna garanzia che altri vedano quella luce, ma ci sono istanti, nelle mie notti insonni, in cui io ne sono abbagliato. È la storia di Narciso che muore abbagliato dal proprio riflesso nello stagno, oppure è l’eterna urgenza di ogni essere umano di lasciare una traccia del proprio passaggio, quella che ha spinto i nostri antenati a imprimere l’impronta della propria mano nelle caverne. Comunque sia, non c’è illusione più innocente dell’arte: l’unica vittima – se c’è una vittima – sono io.
Spero che “Dimmelo domani” piaccia ai lettori come è piaciuto alle giurie dei premi letterari. Marianne Gunn O’Connor mi aspetta a Dublino, non voglio deluderla…
Di seguito indichiamo alcuni link d’acquisto utili per reperire il libro, sia in formato cartaceo che ebook. Ricordiamo ai lettori che se vogliono acquistare il libro direttamente da noi, possono inviarci una e-mail alla redazione a questo indirizzo: redazione@quellidized.it
Ricordiamo ai nostri lettori che Alfredo ha pubblicato altri romanzi con noi, di seguito elenchiamo i titoli, così che possiate trovarli facilmente:
Tra un anno sarò felice
Undici al 17
Ringraziamo Alfredo per essere stato con noi e averci presentato il suo libro “Dimmelo domani”.
Per leggere un’anteprima di “Dimmelo domani”, clicca qui sotto.